Arcane - VisiThors

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Quando si parla di un prodotto che è un adattamento di qualcos’altro, penso sia necessario chiarire qual è la posizione del commentatore rispetto all’opera originale, più per capire eventuali “bias” (negativi o positivi) che potrebbero esserci piuttosto che dare un’aura di sacralità al parere in questione perché “lui conosce la fonte originale”. Quindi, cosa so io di League of Legends? Assolutamente niente. Solo che esiste, è un MOBA, e che è un tipo di gioco che non fa per me e probabilmente non lo farà mai. Ma almeno ero curiosa, interessata, stuzzicata dalla lore? Nope. L’unico contatto che ho avuto con LoL è stato vedere tossicità durante partite, discussioni e più o meno qualsiasi altra interazione sull’internet, quindi mi sono sempre tenuta alla larga da quel mondo e lo farò anche dopo aver visto la serie, perché gioco e la sua community mi interessano quanto sapere che aspetto ha un fungo sotto l’unghia dell’alluce. Ma, chiarito tutto questo, vuol dire che Arcane ha fallito? Dopotutto, appare come una mossa di marketing, una volontà di far conoscere e far avvicinare a LoL anche chi non ne sa niente. Ma no, non ha fallito, e perché chiaramente lo scopo di marketing non era l’unica cosa in testa ai creatori. Certo, non è assolutamente una parte piccola del progetto (anche perché i dati parlano chiaro: dopo l’uscita della serie c’è stato un boom di giocatori nuovi), ma è evidente che il progetto voleva essere fatto, anche e soprattutto per il gusto di fare una buona serie. Non si spendono sei anni dietro un’opera di puro marketing, che gli appassionati vedrebbero comunque e che serve solo ad attirare nuovo interesse. E soprattutto, non fai un’opera totalmente godibile senza conoscere il prodotto originale, senza nemmeno lasciare il dubbio allo spettatore di “oh, ci sono cose non spiegate, forse per capirle dovrei giocare a LoL”. Arcane è un prodotto a sé stante, e che funziona egregiamente come tale, in cui praticamente tutto è contestualizzato (più o meno esplicitamente) e i personaggi sono scritti, si evolvono e sono chiarissimi anche senza averli conosciuti prima in LoL. E anzi, conoscendo che fine fanno i personaggi si rischia di avere spoiler sulla serie stessa, tant’è che nonostante la curiosità non sono andata a recuperarmi nulla, senza sapere nemmeno chi (oltre agli ovvi protagonisti) sia un champion o meno. E la cosa è tanto più impressionante se si pensa che ci troviamo davanti ad un adattamento di un videogioco: mi sto impegnando a pensare a tutti quelli passati, e in tutta sincerità non me ne viene in mente uno che fosse non dico valido, ma anche solo decente (concedo il beneficio del dubbio a Sonic, semplicemente perché non l’ho visto).
Quindi rassicuro chiunque si stia chiedendo se la serie sia godibile o meno senza conoscere la lore originale: lo è, appieno, e riesce ad esserlo senza spiegoni ma tramite un’ottima messa in scena che chiarisce anche condizioni particolari e alcune scelte in modo sottile, ma presente. Riot e Fortiche Productions hanno fatto un ottimo lavoro.
Infine, prima di dedicarmi alla parte no spoiler dell’articolo per poi passare ad una sezione di analisi full-spoiler (la notificherò anche appena prima di iniziarla, quindi niente paura), do un consiglio a chi non disdegna buttarsi a capofitto in qualcosa senza saperne niente: guardatelo, punto. Nove puntate da quaranta minuti, in una coraggiosa maratona di 6 ore o in un paio di giorni ve la finite senza problemi, ed essendo io una convinta sostenitrice del vedere qualcosa sapendone il meno possibile, lo consiglio. E altro consiglio spassionato: NON leggete la trama di Netflix. Lì vi è quello che è assolutamente ovvio per chi conosca LoL, ma che per chi non ne sa nulla potrebbe essere uno spoiler. Quindi, andateci piano e godetevi la serie totalmente al buio, senza conoscerne nulla.
Per chi invece voglia qualche informazione in più per capire se possa essere di proprio interesse o meno, iniziamo a parlare spoiler free di Arcane, partendo con il sublime comparto tecnico e un accenno della trama.
COMPARTO TECNICO ED ARTISTICO
 
Lo dico senza farmi problemi a riguardo: per quanto riguarda le serie animate, non ho mai visto una qualità del genere. Sicuramente non sul versante occidentale (in cui si tende ad optare sempre per uno stile grafico sì abbastanza fluido ma molto semplice, basti pensare ai vari Adventure Time, Steven Universe o anche le serie di Avatar), ma nemmeno nei prodotti top tier di produzione orientale: il massimo di animazione a livello seriale per me sono sempre stati i prodotti Trigger e KyoAni, ma Arcane li calpesta brutalmente, lasciando da parte il gusto personale e considerando semplicemente la qualità produttiva. Per far capire a che livello ci troviamo, e anche perché è l’opera che più mi pare simile ad Arcane stilisticamente, tirerò in ballo il bellissimo film animato Spiderman: Into the Spiderverse.
Chiunque l’abbia visto, sia solo anche per qualche clip su internet, sa che ci troviamo a livelli altissimi, con una commistione di animazione 3D e 2D che non è facile trovare. Bene, Arcane è la stessa cosa. Solo che in una produzione seriale. E voglio sottolineare fino alla nausea questo punto: non è che la qualità di Arcane non sia mai stata vista, anzi, ma è stata vista solo in prodotti di stampo filmico. E chiunque abbia un minimo di conoscenza riguardo il mondo dell’animazione sa che si tende a spendere molto di più per i lungometraggi, cercando di risparmiare sui prodotti seriali in quanto richiedono una spesa e una cura veramente enormi per mantenere una qualità costante e notevole (porto come esempio una delle serie più belle visivamente che abbia mai visto, Violet Evergarden: alcune sequenze, e nemmeno poche, sono dei quadri, ma possono essere ottenute al prezzo di alcuni sfondi non eccezionali, animazioni riciclate, e un calo di dettagli incredibile nel momento in cui i personaggi non sono più in primo piano, principali compresi). Questo risparmio, questo sacrificare dettagli per risaltarne altri, in Arcane non esiste. Sono stati sei anni di lavoro con un budget che non voglio nemmeno immaginare (e anche questo sottolinea che non ci fosse solo intento di marketing: non spendi e ti impegni così tanto per una marchetta), e che hanno portato ad un risultato più unico che raro, e che inevitabilmente, almeno per me, ha alzato l’asticella di quello che voglio vedere da una grande produzione animata seriale. Il tutto accompagnato anche da un comparto musicale di altissimo livello, con diversi brani su licenza (e anche lì, soldi che se ne vanno via), per quanto presenti qualche problema. Se infatti proprio questi brani sono utilizzati a tratti in modo magistrale, creando delle sequenze da brivido e con una cinematografia alle stelle, al contempo ci sono alcune sezioni in cui sembrano buttati lì giusto perché “abbiamo pagato, dobbiamo usarli”. Purtroppo succede così anche con quella che poi è la opening della serie, Enemy degli Imagine Dragons, che pur essendo un’ottima canzone perfetta per introdurre una storia del genere, quando è utilizzata nel contesto diegetico lo è in modo abbastanza maldestro, con addirittura gli Imagine Dragons animati ed inseriti nell’ambiente (che no, non lo accetto; era carino nel video musicale, ma nella serie vera e propria… non si può, dai, questa è una marchetta spudorata, con tra l’altro l’unica istanza, nello shot in cui vengono inquadrati, di animazione statica e non troppo curata). In tutto questo, è però apprezzabile che spesso la musica sia stata utilizzata appunto in modo diegetico, inserita nel contesto sotto forma di band o simil jukebox, con anche un effetto ovattato nel caso in cui venga chiusa una porta o si esca da un ambiente. Ed è altrettanto apprezzabile il fatto che molte di queste canzoni siano state scritte, anche a livello di testo, per inserirsi perfettamente nel contesto della serie e nello specifico ambito della scena che accompagnano: Enemy come opening è azzeccatissima, e senza fare spoiler i momenti in cui vengono utilizzati Guns for Hire, Goodbye e What Could Have Been sono perfetti, con il brano che svolge una fortissima funzione sì atmosferica, ma anche e soprattutto semantica e drammaturgica, rappresentando in modo preciso e puntuale il sottointeso pensiero dei personaggi coinvolti. Peccato che invece altri brani siano utilizzati in momenti fuori luogo, e abbiano anche una molto minore attenzione a testo e coerenza con la serie (per quanto si tratta di brani principalmente rap, trap e in generale molto caciaroni, che spesso sacrificano un’attenzione nella composizione del testo in vece di puro “virtuosismo” e caos).
Ma lasciamoci la colonna sonora alle spalle e passiamo al succo del comparto tecnico di Arcane, ossia proprio lo stile di animazione e la regia.
Un esempio di effetti visivi realizzati con animazione tradizionale
Esteticamente, lo stile è netto e fortemente personale, e non posso che essere entusiasta della cosa. Purtroppo ultimamente, con lo sviluppo sempre maggiore di tecniche di animazione in 3D, si sta assistendo ad un appiattimento stilistico, con prodotti di alto livello che sono tutti simili (basti pensare a qualsiasi film Disney, Pixar, Dreamworks degli ultimi tempi e confrontarli con le differenze artistiche tra i primi prodotti in animazione tradizionale, da Fantasia a Dumbo, fino alla Bella Addormentata o Hercules) o prodotti animati che non sanno utilizzare benissimo la loro CGI (un esempio è Il Principe dei Draghi, che per quanto una serie bellissima degli stessi autori di Avatar, è a tratti inguardabile).
Ci sono stati fortunatamente degli sprazzi di creatività, in cui non sto includendo la stop motion, un mondo a parte e ancora molto florido, ad esempio con il già citato e giustamente amato Into the Spiderverse. Arcane, grazie al cielo, è uno di quei prodotti che utilizza l’animazione 3D per ottenere uno stile fortemente personale. Un misto di cel-shading, stile pittorico e rappresentazione realistica, la tecnica utilizzata crea un risultato incredibile, con un sapiente utilizzo dell’illuminazione che dà vita a sequenze davvero suggestive. In tutto questo, c’è anche una fortissima componente di animazione tradizionale in 2D: tutti gli “effetti visivi”, che siano fumo, nebbia, fuoco o esplosioni, sono realizzati a mano, così come anche alcuni sfondi, e il distacco non è netto e fuori luogo, ma anzi i due stili si giustappongono perfettamente, l’uno meravigliosamente coerente con l’altro. Inoltre, la serie ha una fortissima componente estetica punk, neon e quasi “graffitata” e abbozzata, ma per evitare spoiler a chi non sappia nulla della serie o dei personaggi in essa presenti, non dirò in quali circostanze viene utilizzata questa estetica abbastanza disturbante e d’impatto.
Ma non c’è solo una grande abilità nell’animazione (ragazzi, delle espressioni così dettagliate, con cambiamenti quasi impercettibili e graduali in pochissimi secondi non sono cosa comune), bensì anche un ottimo occhio registico e una visione artistica chiara e che crea sequenze che definibili sublimi è tutto dire. Ne parlerò ovviamente più in dettaglio nella sezione full spoiler, ma segnalo senza contesto alcune scene negli episodi 3, 6 e naturalmente 9. Non sono gli unici esempi di cinematografia incredibile in questa serie, ma chi l’ha già vista capirà chiaramente a cosa mi sto riferendo.
Parlato del comparto tecnico, è l’ora di fare un accenno, sempre no spoiler, alla trama, ambientazione e soprattutto personaggi, a parer mio il fulcro di quest’opera.
Vi e Powder da bambine
TRAMA E PERSONAGGI
 
La serie si apre con una sequenza di guerriglia, su un ponte. Conosciamo immediatamente le nostre protagoniste principali (per quanto la serie sia molto più corale di quanto mi aspettassi): Vi e Powder. Le due piccole sono sorelle, e nei primi minuti le vediamo spaventate e sconvolte in mezzo al caos, solo per scoprire il cadavere dei loro genitori ed essere consolate e portate via da un uomo. Subito dopo, un timeskip di qualche anno, in cui delle più grandi (ma sempre ragazzine) Powder e Vi sono impegnate con altri due ragazzi, Mylo e Claggor, in una rapina. Giunti sul posto -che sembra uno studio di un ricercatore o inventore- e preso il bottino, i ragazzi iniziano una confusa fuga per le strade della città, Piltover, in seguito ad essere stati scoperti dopo un’esplosione causata, a loro insaputa, da una gemma trovata e poi caduta a Powder. Sfuggiti alle guardie e tornati nei bassifondi di Piltover, dove vivono, le sorelle e i loro compagni vengono interrotti e coinvolti in una rissa da altri teppistelli, che visto il loro bottino vogliono tentare di rubarglielo.
Powder, la più piccola e debole, non prende parte alla zuffa, e si limita ad osservarla e proteggere lo zaino con la refurtiva. Viene però notata da uno dei teppisti, che quindi inizia ad inseguirla nel tentativo di sottrarle lo zaino. La bambina, spaventata, riesce a nascondersi su un molo, e rivelata per sbaglio la sua posizione abbiamo uno dei primi dettagli riguardanti la sua personalità: estrae infatti dal suo zaino uno strano marchingegno, che chiama Mouser, e che presto capiamo essere una rudimentale granata a frammentazione. “Per favore, funziona”, implora la piccola, ma la trappola si risolve solo in una innocua esplosione di fumo. A quel punto, nel panico, Powder getta la refurtiva nel fiume sotto di loro, distraendo il teppista e riuscendo a scappare, perdendo però tutto quello che hanno ottenuto.
Riunitasi con i compagni, viene presa in giro e sgridata pesantemente da Mylo, con cui sembra avere un rapporto conflittuale, mentre Vi con premura le dice che va bene così; l’importante è che sia salva. A quel punto interviene Vander, che riconosciamo subito come l’uomo che ha salvato le sorelle all’inizio: ci è già stato presentato in una scena precedente (in cui con una singola inquadratura abbiamo capito che non è un semplice barista), ma qui finalmente capiamo il suo ruolo nella nostra storia, e il suo rapporto genitoriale nei confronti dei quattro ragazzi. Avendo ricevuto notizia dell’esplosione nella parte ricca della città e sapendo che i colpevoli sono “quattro ragazzini”, li sgrida tutti, trattenendo in particolare Vi, che adesso è evidente sia il leader e il punto di riferimento del gruppo. Ed è qui che si capisce ancora meglio che i rapporti fra le due parti della città non sono affatto rosei; gli abitanti dei bassifondi sono lasciati a loro stessi in una condizione di povertà e tossicità devastante, che ha spinto i ragazzi a tentare una rapina così ambiziosa. “Piltover è off limits” spiega Vander a Vi, e la ragazza sembra finalmente riflettere sulle sue azioni, in particolare quando Vander le fa pesare il suo ruolo di punto di riferimento per gli altri, sottolineandole che la seguiranno ovunque, e che la responsabilità sarà quindi sempre e solo sua. Nel frattempo, Piltover con la sua Consulta è in subbuglio, dato che quello che è stato trovato nel laboratorio rapinato non dovrebbe essere lì, e potrebbe portare ad esiti molto pericolosi.

Da sinistra: Mylo, Vi, Claggor e Powder
A questo punto, abbiamo già una buona visione di insieme di quello che sarà la storia e l’ambientazione: due fazioni di una stessa città opposte in una guerra silenziosa, non ancora aperta ma che minaccia di esplodere dopo questo sfortunato incidente, e in tutto questo Vander, apparente garante dell’equilibrio e leader dei Vicoli, e poi le sorelle, vere protagoniste della nostra storia e che dovranno destreggiarsi in queste sfortunate e sempre più complesse vicende, circondate da personaggi più o meno riusciti.
E proprio con una vaga riflessione sui personaggi finirò questa sezione: quasi tutti i personaggi sono gestiti in modo magistrale. Specifico: parlo dal pulpito di una persona che ha giusto fatto qualche corso di cinema, scrittura (sceneggiatura compresa) e studio personale, non ho minimamente le qualifiche necessarie per poter dare un’opinione “professionale”.
Ma al contempo non ho una preparazione pari allo zero, e sono abbastanza sicura quando dico che Arcane ha gestito i suoi personaggi benissimo, seppur con degli inciampi: ci sono infatti un paio di sviluppi rushati (soprattutto nella seconda parte) e dei personaggi che in generale non sono particolarmente riusciti (Jayce, sto guardando te), ma per il resto ci attestiamo su livelli decisamente sopra media, simpatie e gusto personale a parte. Il quantitativo di rimandi, dettagli, parallelismi, ragioni date (esplicitamente o meno) per le reazioni dei personaggi è impressionante, così come lo è le gestione fisica degli stessi, con ogni movimento, espressione, gesto che aiuta a caratterizzarli e far capire chi sono. Inoltre, per quanto moltissimi personaggi si muovano in solchi di cliché e archetipi visti e rivisti (non aiuta il fatto che debbano adeguarsi ad una storia già preesistente e che riguarda il loro futuro), la scrittura riesce a renderli non banali nella maggior parte dei casi, risultando in caratteri e scelte molto meno scontate di quanto ci aspetteremmo: un esempio il meno spoileroso possibile può essere l’antagonista che, apparentemente il classico villain freddo e senza emozioni, dimostrerà più di una volta di essere un uomo molto meno in controllo della situazione di quanto non sembri.
Quasi tutto, in Arcane, ha un senso: il modo in cui i personaggi interagiscono tra loro, reagiscono a situazioni, emozioni e decisioni è curato nel dettaglio, con le dovute eccezioni causate principalmente dai rush cui ho già accennato poco fa o personaggi il cui sviluppo è stato trattato in modo più superficiale (Jayce, continuo a guardare te).
Detto tutto questo, non posso più parlare della serie rimanendo in questi toni vaghi: è arrivata l’ora della parte di analisi di questo articolo. Quindi saluto qui tutti coloro che vogliono recuperare la serie, mentre invito tutti gli altri a rimanere, e a perdonarmi per la prolissità della sezione successiva. Ma c’è tanto da dire. Più di quanto mi sarei mai auspicata.
ANALISI
Come da aspettarsi, in questa seconda parte dell’articolo mi dedicherò principalmente all’analisi e svisceramento psicologico dei personaggi, ma trovo doveroso prima accennare a quello che è il worldbuilding, che a parer mio fa proprio il principio dello show don’t tell in modo puntuale ed efficace. Praticamente, non ci sono spiegoni in Arcane (ed è stata una boccata d’aria fresca, abituata e amante quale sono dei prodotti animati giapponesi), e ci sono delle cose che non vengono nemmeno esplicitate. Ma questo non vuol dire che non siano spiegate. Faccio dei rapidi esempi per far capire cosa intendo. La condizione di vita nella città bassa non è decisamente delle migliori, ma quello che non ci viene mai detto in modo esplicito con una qualche spiegazione è che non solo sia povera, ma anche dannosa per la salute a causa di inquinamento, smog, sporcizia. Ma se non ci viene mai detto, come faccio a dirlo? Semplice: ci viene mostrato. I membri della guardia sono visibili molto spesso nella serie, sia nella parte alta di Piltover che nella parte bassa. Ma, nella parte bassa, hanno sempre delle maschere anti gas, che si tolgono solo in ambienti chiusi. Inoltre, in più di una scena possiamo vedere chiaramente vapori e fumi verdastri a Zaun, e quindi non è difficile giungere alla conclusione che l’aria sia tossica. E tutto questo è funzionale a comprendere un punto importantissimo della trama: la malattia di Viktor. Non ci viene detto che tipo di malattia sia, solo che è mortale. Ma noi sappiamo che Viktor viene dai bassifondi. Non ci è difficile fare due più due: per un ragazzino storpio e debole di costituzione com’era lui, non è improbabile che a lungo andare le tossine e i fumi inalati a Zaun l’abbiano indebolito ulteriormente, portando al deterioramento che vediamo nel secondo e terzo atto. Dopotutto, i sintomi sembrano essere principalmente polmonari e relativi alle vie respiratorie, con violenti accessi di tosse e sanguinamento da bocca e naso: non così distanti dai sintomi di chi ha inalato in passato amianto o che ha lavorato a lungo in fabbriche con polveri tossiche. E la cosa sembra confermata da un rapido dialogo fra Jayce e Mel, in cui lui, sconsolato, spiega alla adesso compagna che Viktor sta morendo, e che forse è a causa dell’aria respirata nella città bassa quando viveva laggiù.
E questa attenzione a chiarire quale sia l’ambiente in modo sottile e senza spiegoni aiuta con un altro punto di trama che all’inizio non avevo molto capito: perché Mylo, così infuriato con Powder per aver gettato in acqua la refurtiva, non ha insistito per andarla a recuperare? Dopotutto, sono vicini alla riva, non deve essere così in profondità, e molti dei componenti che avevano preso erano solo pezzi meccanici, rotelle e bulloni, elementi che sicuramente non si rompono a contatto con l’acqua. La risposta ci viene data implicitamente, sia con il fortissimo inquinamento lasciato sottointeso che con una scena del terzo episodio. Durante il confronto fra Silco e Vander, infatti, il primo gli rinfaccia quello che gli ha fatto, dicendo “hai idea di quanto faccia male, sentire il tuo sangue mescolarsi alle tossine?”. Ecco la nostra risposta: l’acqua è tossica tanto quanto, se non di più, dell’aria. Perché quindi rischiare la propria salute per recuperare una refurtiva, che per quanto buona non garantirà a nessuno una particolare svolta nella propria vita? E al contempo, questa specifica non rende meno credibile la scena del battesimo e della rinascita di Jinx: Silco sa meglio di chiunque altro quanto quelle acque siano dannose, e a conti fatti sta svolgendo il simbolico atto senza mettere a repentaglio sua “figlia”. La immerge solo per qualche istante, sorretta da lui stesso, e visto il rapporto dubito fortemente (per quanto non ci venga mostrato) che l’abbia mantenuta sott’acqua anche solo un secondo in più del necessario.
Inoltre, vi è anche una certa attenzione per cercare di farci capire il più possibile i membri di altre razze non umane che si vedono nella serie.
Il Consigliere Heimerdinger
Nel contesto della Consulta, ad esempio, ci sono sia il delizioso Heimerdinger che un altro membro, che appare come un essere completamente meccanico. Non ci viene mai detto di che razza facciano parte e da dove derivino, ma ci vengono date delle informazioni: in particolare durante dei dialoghi riguardanti la magia, veniamo a sapere che l’essere meccanico potrebbe essere l’ultimo della sua specie o quasi, ed ecco perché non ne vediamo nessun altro nell’ambientazione. Riguardo Heimerdinger, invece, una semplice frase ci fa intuire una caratteristica molto importante della sua specie: l’immortalità. Se infatti all’inizio quando dice di avere più di 300 anni possiamo tranquillamente pensare che sia semplicemente molto ma molto longevo, un’altra frase pronunciata successivamente potrebbe lasciar intendere che sia potenzialmente immortale: “questo è un fardello che qui solo io posso portare… il tempo”. Sicuramente chi conosce LoL avrà delle informazioni in più rispetto a noi poveri ignoranti, ma non veniamo mai lasciati nella confusione più pura, con dei chiarimenti (per quanto non sempre esaustivi) presenti e che ci aiutano a comprendere di più del mondo che stiamo vedendo.
Ma ora, dopo questa non troppo rapida digressione sulla cura con cui è stato gestito il mondo e la sua costruzione, sento il bisogno fisiologico di parlare dei personaggi, perché ci sono una cura per i dettagli e delle chicche in cui non mi sono imbattuta di frequente.
Voglio iniziare con un aspetto che ho particolarmente amato: i parallelismi. Arcane è piena di parallelismi fra i suoi personaggi, anche quelli più improbabili. Nei primi episodi, quello che ho assolutamente adorato è quello tra Vi e Silco. Apparentemente due persone quanto più lontane possibile l’una dall’altra (tant’è che nel rapporto Powder-Vi, Vi è chiaramente Vander, il personaggio che abbandona e tradisce), nel primo atto ci sono alcune interazioni di Vi che sono un chiaro riferimento a cose dette o fatte da Silco. Il primo ci può sfuggire a meno che non conosciamo già la serie e i suoi personaggi, ma è individuabile se il fruitore ha abbastanza attenzione ai dettagli e si ricorda gli “indizi” nel comportamento dei personaggi. Nella scena in cui Vander va a sgridare i ragazzi, c’è una specifica frase di Vi che lo lascia interdetto per qualche istante e che causa in lui la reazione di parlarle da solo, preoccupato. “Da quando ti sta bene vivere nell’ombra di qualcun altro?”. Per chi conosce già la serie, sa benissimo che questa insoddisfazione, questa volontà di essere visti e riconosciuti è una caratteristica fondamentale di Silco.
Silco, il nostro villain
E, in seguito ai flashback relativi al tentativo di Vander di uccidere Silco (il cui motivo è molto probabilmente che Vander ad un certo punto abbia deciso di porre fine alla ribellione, che stava causando troppa morte tra gli Zauniti, mentre Silco lo abbia accusato di codardia, ribellandosi a lui e tentando di portare avanti la guerriglia), è anche perfettamente comprensibile perché Vander rimanga particolarmente colpito dalle parole di Vi: gli ricorda Silco. Gli ricorda quell’uomo che tanto amava ma che ha dovuto tradire, perché troppo pericoloso nei suoi piani rivoluzionari. Quell’uomo che, forse, si è opposto a lui proprio perché stanco di “vivere nell’ombra di qualcuno”: non solo Piltover, ma Vander stesso. Ed infatti la discussione successiva verte tutta sul concetto di responsabilità, sul far capire a Vi che lei è il leader, che gli altri la seguiranno qualsiasi cosa decida, e che deve pensare bene alle sue azioni proprio per questo motivo: ogni ferita, ogni morte, ogni cosa andata male saranno colpa sua, e soltanto sua.
Nel secondo episodio inoltre, sempre mentre Vi e Vander discutono, perché Vi vorrebbe che i Vicoli di ribellassero mentre il padre spinge alla diplomazia e alla stagnazione, la preoccupazione di Vander verso la ragazza è evidente, dato che risponde al suo “se non contrattaccherai tu, lo farò io” con uno stanco “questa purtroppo l’ho già sentita”. E questo iniziale parallelismo con Silco viene esplicitato quando entrambi parlano, Vi nel primo episodio, Silco nel terzo, di quale sentimento li stia spingendo a volersi ribellare. “Prima o poi, questa città ci rispetterà”, dice Vi a Powder mentre la consola su un tetto. “Non per orgoglio, per rispetto!” grida infuriato Silco a Vander durante il loro confronto nella fabbrica, dopo che Vander l’ha accusato di fare tutto questo per orgoglio personale. Mossi dagli stessi ideali, dalla stessa frustrazione, dallo stesso desiderio di rispetto. Ma nettamente diversi a causa dei loro trascorsi: Silco è quello tradito, Vi diventerà la traditrice. E come ci dice Silco stesso, il tradimento ti cambia, ti rende più determinato, disposto a tutto. Ed il potere non è in mano ai più forti, ma in mano a chi è disposto a fare ogni cosa per ottenerlo. Silco è un personaggio i cui ideali possono essere scorti qua e là in molti altri personaggi, decisamente più positivi. “Quando stai per cambiare il mondo, non devi chiedere il permesso”, dice Viktor a Jayce per quanto riguarda le potenzialmente pericolose ricerche sull’Hextech, contrario alla prudenza e timore di Heimerdinger (che, in questa vicenda, è il parallelismo del cauto Vander, che ha già visto gli errori passati e non vuole ripeterli); ed infatti, sarà proprio lui a perdere man mano la sua umanità, corrotto dal suo interesse per l’Hexcore, e disposto a tutto per scoprirne i segreti. Ma, al contrario di Silco, egli è disposto a ogni cosa solo con il suo corpo e benestare: l’incidente in cui muore Sky lo lascia in preda ai sensi di colpa, e lo porta infine a desistere. Inoltre, una parvenza del nostro antagonista è anche visibile durante l’introduzione di Mel (Dio benedica Riot): “Stabilità significa stagnazione” spiega, convinta che ci debba essere una cambiamento netto in questo mondo, che presto identificherà con l’ambizione di Jayce di mettere a disposizione di chiunque la magia.
La stessa scena viene ripresa in tre circostanze diverse: tra Silco e Vander, Powder e Vi, ed infine Silco e Jinx
Un parallelismo invece molto più evidente, e che anzi è per un certo senso l’inizio vero e proprio della storia, è quello nel rapporto Powder-Vi e Vander-Silco: Powder e Silco sono i minori, quelli abbandonati, traditi (per quanto per motivi molto diversi), Vi e Vander i traditori, coloro che hanno abbandonato delle persone che li amavano follemente, ma nonostante questo coloro che rimangono più saldi nella loro morale. È proprio sentire Powder dirgli “mi ha abbandonata, non è più mia sorella” a spingere Silco ad abbracciarla e non ucciderla (con lo stesso pugnale che ha utilizzato contro Vander anni fa e adesso, *wink wink*), e l’atto di accettazione avviene sotto lo sguardo del suo occhio malsano, disumano, corrotto, il segno della sua dolorosa rinascita. E anche questo dettaglio, il suo occhio, è un parallelismo con l’ultima parte della serie: mentre il suo accogliere Jinx è sotto il segno dell’occhio marcio, il suo abbandonarla al momento della morte pone un grande focus sul suo occhio sano, quando le ripete per una seconda volta, dopo il battesimo, “tu sei perfetta”.
Ma man mano che si va avanti, anche questi rapporti diventano più sfumati, complessi. Silco adesso capisce Vander, capisce la sua volontà di non fare casini, di non causare la morte delle persone che lo circondano. Perché ha Jinx. E Jinx lo fa esitare. “Is there something as undoing as a daughter?”(non riporto l’adattamento italiano perché a parer mio, qui come purtroppo in altre situazioni, si perde un po’ la sfumatura originale). Silco non è più disposto a tutto per ottenere rispetto e potere. E questa sarà la sua disfatta. Ne è un segno la trattativa con Jayce, che gli promette un accordo nel caso in cui lui consegni a Piltover Jinx: ma non accetta, rivendicando la sua responsabilità per quello che lei ha fatto (ed è la prima volta in cui fa suo, per quanto limitatamente a Jinx, l’insegnamento di Vander: in quanto leader, la responsabilità è tua). E le sue ultime parole, quell’uomo così crudele, cinico, pericoloso, le dedica a consolare la figlia: quando si parla di profondità ed evoluzione di un personaggio, si parla di questo. Sfaccettature, diversi aspetti, diversi atteggiamenti in base a circostanze e relazioni, che però non sono mai fuori luogo o non approfonditi (e soprattutto, che non rendono Silco meno villain, tentando come spesso si fa di “giustificare” con una backstory strappalacrime). Chiarire che nonostante Silco si mostri come superiore, sicuro in tutto quello che fa, distante dalle emozioni che così tanto piagano i suoi avversari e sottoposti, in realtà non lo è affatto: la sua esplosione di rabbia cieca dopo che gli sfuggono Vi e Caitlyn (che tra l’altro avviene in quella che a parer mio è la sequenza più bella di tutta la serie, un virtuosismo registico e cinematografico che rappresenta precisamente lo stato mentale di tutti i personaggi coinvolti, amalgamandosi perfettamente con il sottofondo della bellissima Guns for Hire di Woodkid), il sospiro di sollievo terrorizzato quando Sevika non lo tradisce e uccide Finn, il panico più assoluto e l’aggressività verso Singed quando gli consegna una Jinx ferita ed in fin di vita. Così si dà profondità ad un personaggio, mostrandocelo in tutte le sue sfaccettature. Così si crea perfettamente un buon personaggio che non è un personaggio buono.
Credo si sia leggermente intuito che Silco sia il mio personaggio preferito. Ma questo non significa che gli altri siano da meno, per quanto come vedremo le mele marce ci sono. Un altro personaggio che è pressocché perfetto è Viktor: guidato anche lui da una forte ambizione, da un sentimento e volontà di rivalsa (“pensi che il sogno della mia vita fosse diventare un assistente?”), la sua spirale verso la follia è graduale e perfettamente contestualizzata. Inizia con il rifiuto da parte di Heimerdinger del progetto suo e di Jayce perché ancora troppo pericoloso, e continua con la sua salute, che si deteriora ogni giorno di più. E la cosa meravigliosa, quello che rende Viktor un personaggio così interessante, è che ogni cosa che fa lo fa per se stesso, per riscattarsi e innalzarsi ai suoi occhi.
Si rifiuta di salire sul palco insieme a Jayce durante il Giorno del Progresso per ricevere la gloria agli occhi del pubblico e, soprattutto, è disposto a sacrificare tutto se stesso per la sua ricerca, per saziare la sua curiosità. Anche la sua dura ma meravigliosa scelta di tornare da Singed e dirgli “solo adesso capisco”, iniziando anche lui a cadere vittima della terribile droga che è lo Shimmer, è solo in nome della sua ricerca: sta praticando su se stesso quello che a conti fatti è vero e proprio accanimento terapeutico. Si sta mantenendo in vita, mutilando, sacrificando mentalmente e fisicamente per l’Hexcore, molto più complesso di quanto apparisse in passato. Arriva a sospettare e lasciare intuire che esso sia quasi senziente, in grado di adattarsi, mutare, imparare. Una sorta di rete neurale magica, quindi, di cui Viktor vuole scoprire tutti i segreti, e che si evolverà insieme a lui. E non se ne interessa solo per la sua salute: sì, la speranza che possa guarirlo c’è, ma non è il fulcro. Come già detto, si sta distruggendo da solo fisicamente, forse proprio perché non ha più nessuna speranza di sopravvivere. Ma quella preoccupante speranza ritorna con i primi segni di corruzione, visibili nella quasi cancrena della mano e della gamba. Tra l’altro, ricordate quando all’inizio ho accennato a delle scene spettacolari ed incredibili? La corsa di Viktor è una di quelle.
Viktor che "impara" a correre, grazie alla corruzione dello Shimmer
Non solo una realizzazione tecnica di altissimo livello, ma anche una ripresa del flashback in cui vediamo Viktor bambino, che cerca di inseguire la barchetta che ha creato fallendo miseramente, inciampando e incespicando di continuo: ora, grazie allo Shimmer, la barca sullo sfondo la raggiunge, con una corsa liberatoria e carica di frustrazione. Questa vera e propria ossessione di Viktor per l’Hexcore e il suo lavoro  è evidente in un altro parallelismo, questa volta decisamente esplicito (per quanto non meno interessante): la sovrapposizione della scoperta, per quanto non intenzionale, da parte di Viktor che l’Hexcore reagisca alla materia organica con la scena di sesso fra Jayce e Mel. Il parallelismo fra i due è abbastanza chiaro: entrambi cercano qualcosa, Jayce l’approvazione (emblematica è la frase che pronuncia nel secondo episodio, “se non otterrò supporto dalla mia famiglia troverò qualcun altro che me lo dia”), Viktor una grande scoperta che possa durare anche oltre la sua morte.
Jayce trova quello che vuole in Mel, nella sua fiducia, nel suo supporto per il suo progetto, Viktor invece nella sua rivoluzionaria ricerca. E non a caso infatti, il climax della scena di sesso è sovrapposto al climax della scoperta, il sangue che si mescola con la magia quasi “fecondandola”, in un riferimento abbastanza chiaro a quello che sta succedendo da un’altra parte a Jayce. Ma il contrasto non potrebbe essere più netto, oltre queste similitudini. La strada che ha imboccato Jayce non è solitaria, quella di Viktor, invece, lo è fino al midollo. È lui l’unico consapevole di quello che sta facendo e di come lo sta realizzando, sperando che Jayce lo possa comprendere (lo dice a Singed quando prende la prima fiala di Shimmer), ma avendo sempre paura di rivelarglielo (quando di ritorno dallo scienziato Jayce gli chiede se la visita sia stata fruttuosa, Viktor gli risponde di no).
Il misterioso Hexcore
E proprio così iniziamo a parlare del primo punto debole: Jayce. Soprattutto nella seconda parte, il suo personaggio ha un tracollo non indifferente. Cambiamenti netti e repentini a destra e a manca, con un paio di circostanze davvero incomprensibili e anche molto difficili da trovare credibili (perché ad un certo punto va nell’officina di famiglia a forgiare? Non aveva forse rinnegato completamente quel mestiere all’inizio, parlando con Caitlyn, quasi disgustato? E soprattutto, ma cos’è la scena del combattimento in fabbrica con Vi? Sembra un gladiatore, mentre ricordiamoci che al più è un fabbro). Un problema è anche il suo rapporto con Viktor: all’inizio si dimostra incredibilmente legato e preoccupato, abbandonando persino Mel per andare a trovarlo quando sta male (molto bella la successione di scene di Mel sola e scossa nel letto, mentre Viktor ha affianco l’amico), poi il suo interesse pare sempre più calante per la condizione di quello che lui stesso definisce un fratello.
E, perdonatemi la battuta di pessimo gusto, pare proprio che lo stia facendo non per i giochi politici e la difficile situazione da gestire, ma per la fi… gliola che è Mel. Mel, che sarebbe potuta essere la chiave per giustificare i continui cambi di posizione di Jayce, ma finisce per non esserlo. Lei ci viene infatti presentata sin dall’inizio (e devo dirlo, la sua introduzione è fra le più belle) come una politica fatta e finita, composta, elegante ma fortemente manipolatrice, in grado di farsi seguire in modo discreto e subdolo, spingendo gli altri a realizzare i suoi progetti. E la sua relazione con Jayce inizia proprio sotto questa croce: lei vuole sfruttare l’ambizione e l’invenzione di Jayce per portare potere a Piltover e per farlo sotto la sua ala, la prima della Consulta ad averlo sostenuto e aiutato in questo cambiamento epocale, e che gli farà quasi letteralmente da mecenate con altri consiglieri. Ma no, di punto in bianco, diventa amore vero e non una modalità di manipolazione. E a me sono cadute le braccia. Non tanto perché non sia contemplabile un cambiamento di sentimenti, soprattutto dopo l’incontro/scontro con la madre: piuttosto perché è stato fatto in modo sbrigativo, non graduale, non facendoci capire quali siano i motivi di questo cambio di prospettiva (aver visto quei pettorali alla forgia? Le paroline dolci davanti al quadro? Chissà). Ma, come già accennato, questa mancanza di attenzione per l’evoluzione di Mel mi pesa particolarmente perché è un grande personaggio. Ci viene inquadrato perfettamente sin dall’inizio: nella prima scena in cui la vediamo, capiamo tutto quello che c’è da capire.
Mel che sceglie il dono per il Consigliere
C’è la sua ambizione e volontà di cambiamento (“stabilità significa stagnazione”), c’è un foreshadowing della forte conflittualità con la madre (“sono la persona più ricca di Piltover, ma la più povera dei Medarda”), e soprattutto c’è il suo carattere manipolatorio, con la scelta di un giocattolo per bambini da regalare ad uno dei consiglieri, spiegandogli che “è solo per le menti più brillanti”. E l’unico neo nella crescita del suo personaggio è proprio il rapporto con Jayce, che si evolve fin troppo in fretta e in modo non approfondito. Ed è un ulteriore peccato se si pensa che il suo arco personale, anche negli ultimi atti, rimane interessante: l’arrivo della madre, l’esplicitazione del loro conflitto, e la sua decisione di mandarla a quel paese, rovinando il quadro che aveva precedentemente dipinto con tanta cura (tra l’altro noi non vediamo la scena, ma è evidente nelle pennellate che, per una volta, abbia perso la sua compostezza e si sia lasciata andare alla frustrazione) e togliendosi l’anello con il simbolo dei Medarda prima della decisione finale.
L’arrivo della madre è inoltre importantissimo per un altro motivo: si ricollega agli altri rapporti genitoriali principali visti nella serie, e si muove sullo stesso fil rouge. Arcane sembra dirci in modo molto chiaro che per un personaggio potente, ambizioso, con degli ideali e delle convinzioni, un figlio è un punto debole: Vander ha abbandonato l’idea di ribellarsi per tenere al sicuro i suoi figli, Silco capisce il rivale e rifiuta la proposta di Jayce di ottenere la Zaun che sogna proprio perché il prezzo sarebbe consegnare Jinx, ed infine la madre di Mel le confessa durante una discussione che il motivo per cui l’ha cacciata è che la indeboliva, facendola dubitare delle sue scelte ogni volta che sentiva il suo sguardo deluso su di sé. E a proposito di Mel, mi concedo una piccola teoria riguardante la scena finale. Vediamo in più circostanze che non si toglie mai le strane decorazioni dorate su spalle e schiena, tenendole sia quando cambia abito, sia quando è vista nuda. E la scelta di finire la serie con un’inquadratura che ci mostra quelle decorazioni, oltre i vestiti che indossa non può che essere fondamentale. Quindi, che non siano delle decorazioni ma un qualche tipo particolare di “armatura” dei Medarda? Potrebbe essere un indizio per la seconda stagione, creando un aggancio che permetta di spiegare come mai lei, Jayce e magari gli altri membri della Consulta possano eventualmente sopravvivere al razzo di Jinx.
Ma parlando della seconda parte della serie e di cose rushate, non posso che, con un po’ di dolore nel cuore, segnalare un altro punto dolente: Vi e Caitlyn. Ora, non fraintendetemi, amo alla follia entrambi i personaggi, soprattutto Caitlyn (di nuovo, Dio benedica Riot)… ma.
Caitlyn, ossia "bonk" (chi vuole intendere intenda)
C’è un grosso problema, ossia che le loro vicende insieme succedano nell’arco di due o tre giorni. Si viene a creare così quello che mi piace definire l’”effetto Titanic”: un rapporto così intenso e sentito che si sviluppa nel giro di pochissimo tempo, rasentando il terribile trope dell’insta love (perché signor giudice, non c’è la benché minima eterosessualità in quelle interazioni). E se posso capirlo e anche “apprezzarlo” da parte di Vi, che ha passato gli ultimi anni in un terribile carcere, in cui probabilmente la maggior dimostrazione di affetto è stato un calcio nello stomaco e che quindi è credibile si leghi incredibilmente a Cailtyn, la prima persona da anni che le dimostra compassione, simpatia ed interesse, è quasi inspiegabile da parte di Caitlyn stessa. “E riguardo a noi?”; davvero, Cailtyn? Davvero?
E a proposito di questa terribile scena (perché dai, Vi che le dice “torna nella tua scintillante casa e dimenticami” e si volta mettendosi il cappuccio sotto la pioggia raggiunge livelli di edginess che manco Nomura), mi concedo una digressione per parlare di alcune spiegazioni che hanno provato a dare i fan più accaniti. Ho visto, purtroppo, molte persone che cercano di spiegare quell’interazione con il “eh, ma perché è evidente che dopo la scena sul letto di Cailtyn si siano lasciate andare ai piaceri carnali”. Come scusate? Ma dove? In che modo sarebbe lasciato intendere? Sono d’accordissimo sul fatto che sia una scena molto importante nel loro rapporto, in cui si aprono l’una con l’altra e in particolare Vi trova una confidente (con tra l’altro un dettaglio pazzesco che spiegherò fra poco), ma non c’è nemmeno il dubbio che sia successo qualcosa di più di una scandalosa stretta di manina. Quindi, no: con il cuore pesante, devo dire che la loro relazione è sbrigativa e poco approfondita. Così come abbastanza sbrigativo (sempre per la questione “sono passati due giorni”) il netto cambiamento di Cailtyn riguardo le condizioni di Zaun: nella Consulta si erge a paladino dei Vicoli, affermando quanto sia vergognoso che Piltover non si dedichi alla cura anche dei cittadini della città bassa.
Problema: Caitlyn all’inizio disprezza Zaun, considerandolo un covo di criminali, persone corrotte e in generale un ammasso di sporcizia e marciume di ogni tipo. Ma il cambio di prospettiva in sé è perfettamente coerente, in quanto ci viene mostrato subito che Caitlyn è una persona con una morale molto sviluppata e che non ha mai visto condizioni del genere, e se questo viene unito alla sua giovane età (penso che non superi la ventina d’anni), è perfettamente comprensibile che l’esperienza l’abbia cambiata e scossa non poco, facendole rendere conto di quanto le condizioni di vita a Zaun siano difficili e di quanto le persone che vi abitano siano lasciate a loro stessa. Ma si ritorna alla questione di prima: credibile, non in due giorni. Quei due giorni sono il minimo sindacale per anche solo iniziare a metabolizzare lo schifo che si è visto, non per giungere ad una posizione opposta a quella precedente così netta. Tutto questo per dire che con un episodio in più si sarebbero risolti tutti questi problemi: il cambio di Mel, il rapporto tra Vi e Cailtlyn, e l’evoluzione di Caitlyn stessa.
Ma finiamo la questione Vi e Caitlyn con un enorme punto a favore per gli autori. Nell’episodio finale, durante il “tea party” di Jinx, quest’ultima fa credere per un istante di aver ucciso Caitlyn e di aver portato la sua testa a Vi, in una teatralissima scena salomeiana. Scopriamo subito che non è così, ma (oltre all’animazione magistrale dell’espressione di puro terrore sul volto di Vi) c’è un ovvio dettaglio in più: appena prima di distogliere lo sguardo per la paura, Vi si balena il volto di Caitlyn proprio nella succitata scena sul letto. Di solito, sia nell’animazione che nel live action, quando si riprende per qualche frame o anche un’intera scena una sequenza passata, si ricicla. E non è nemmeno definibile un riciclo, è semplicemente risparmiare lavoro inutile, in modo assolutamente legittimo e anzi giusto. Ma qui, i ragazzi di Fortiche non hanno ripreso un frame del volto di Caitlyn: l’hanno ridisegnato. Ed è un dettaglio di cui non si accorgerà la stragrande maggioranza delle persone, a meno che non si sia folli come me e si individui il frame incriminato confrontandolo poi con la scena precedente. Ma c’è. Ed è bellissimo vedere e capire che l’immagine di Caitlyn che balena nella mente di Vi è diversa da quella che abbiamo visto noi perché quello è il punto di vista di Vi. È il modo in cui Vi ha vissuto quel momento, come se lo ricorda. E, guarda caso, in questo singolo frame il volto di Caitlyn è più allusivo di quanto non fosse nella rappresentazione oggettiva della scena: ha le labbra socchiuse, gli occhi più grandi, un’espressione quasi vulnerabile in viso. È, diciamolo, una versione più sensuale e “invitante” della Caitlyn che c’era davvero in quell’istanza. È la Caitlyn che ha visto Vi. E sono sicura che non sia un errore: se si ridisegna un frame invece che riprenderlo, è perché si vuole sottolineare qualcosa, altrimenti è lavoro inutile. E se si fosse avuta quest’attenzione ai dettagli per sviluppare tutto il loro rapporto, non starei qui a lamentarmene.
Caitlyn come appare nella reltà
Cailtyn come ricordata da Vi
Assolutamente nulla da ridire ho invece sull’altro personaggio fondamentale della serie, in un certo senso il suo vero e proprio fulcro: Jinx. Negli ultimi sei episodi, Jinx è gestita magistralmente, ogni cosa che fa, che dice, che pensa costruita al millimetro per farci capire appieno quanto sia folle, quanto ormai sia irrecuperabile. Quanto Powder continui man mano a svanire, fino a non esserci più. Mentre Jinx, in Powder, c’è sempre stata. Già la primissima sequenza della serie ci fa capire che Powder non è proprio una bambina normale: davanti al cadavere della madre accenna giusto un broncio, in contrasto con il crollo e pianto disperato di Vi. E anzi, ci viene mostrato subito anche il legame codipendente con la sorella: Powder non reagisce alla morte della madre, ma reagisce alle lacrime di Vi. E Jinx viene fuori anche nel terzo episodio, quando Vi, Mylo e Claggor vanno da Silco per salvare Vander e si lasciano dietro Powder: il suo attacco di ansia, panico, rabbia sul letto è chiaramente una riflessione di quello che diventerà poi lei, una mina vagante fuori controllo. E dopo il terzo episodio, gli autori si sono impegnati in ogni modo per farci capire che non solo Jinx ormai è fuori di testa, ma che è ancora bloccata alla sua infanzia, ed in particolare a quei giorni, dalla rapina fino alla morte di Vander e i suoi fratelli.
Jinx e il fantasma di Mylo dopo che ha acceso il flare
Questo non solo con l’evidentissimo parallelismo fra le sue armi di distruzione e le piccole bombe e marchingegni che creava da piccola (a cui, come ricorderete, dava già dei nomi in un gesto abbastanza strano), o con l’ossessiva ripetizione sotto forma di graffito della testa di quella scimmietta che è costata la vita a così tante persone che amava. Ovviamente ci sono anche i suoi deliri, i suoi dubbi, conditi sempre dai “fantasmi” di Mylo e Claggor, di cui si tiene un memento anche nel suo covo, gli occhiali di Claggor e un pupazzo con le sembianze di Mylo. Interessante è un punto a riguardo: come memento fisico c’è anche Vi, sotto forma del coniglietto che le ha regalato prima di andarsene con l’intenzione di consegnarsi agli agenti. Ma Vi non compare mai sotto forma di spettro, pronto a tormentarla. O meglio, lo fa, ma solo in situazioni molto specifiche (come nella scena dell’introduzione di Jinx, in cui tra i Firelight riconosce una ragazza che le somiglia).
Claggor infine compare solo poche volte, mentre Mylo continua a tormentarla, come ha fatto quando erano bambini. La sua figura è quella più opprimente, inquietante, quella che compare per deriderla ogni volta che Jinx si trova in una situazione di crisi o sta delirando. Jinx vive nelle sue allucinazioni, le è difficile credere alla realtà. Ci parla, ci interagisce, si arrabbia, dubita di quello che vede, come quando Vi la raggiunge per la prima volta dopo anni. Lei è ancora lì, in quel terribile giorno: il giorno in cui Mylo, Vander e Claggor sono morti, e in cui Vi l’ha abbandonata. E forse l’assenza della sorella è proprio giustificata da questo abbandono: se n’è andata, punto. Non torna a consolarla nemmeno nella mente di Jinx, o a tormentarla. Manca completamente. Quello di cui Powder ha avuto più paura al mondo rimane così anche nella sua mente folle e distrutta. Ignorata dalla persona che più amava al mondo anche nella follia. E in un modo o nell’altro, lei continua a rivivere quel periodo in cui tutto è andato a rotoli. Ci sono piccoli dettagli, oltre a quelli macroscopici già descritti, che ce lo fanno capire: un esempio particolarmente esplicativo è il pasticcino che porta a Vi nell’episodio finale (no, non sto parlando di Caitlyn), identico a quelli che si scorgono su un balcone durante la rapina iniziale. Ci troviamo davanti ad un esempio, per quanto romanzato ed esagerato, di PTSD: Jinx continua a rivivere e ripensare al suo trauma, e ai giorni che lo hanno preceduto e che hanno portato ad esso. E la sua paura dell’abbandono non è passata, ma anzi continua a ripresentarsi: la sua rabbia verso Silco quando scopre che Vi è ancora viva, il momento di follia pura in cui torna nel suo covo per graffettarsi la ferita alla gamba, in cui parlando con il fantasma di Mylo grida “non l’ho persa! L’hanno presa”. E sempre questa scena è un foreshadowing della sua rottura finale: lo specchio distrutto in cui si riflette è molto diretto a riguardo. Ma non c’è la semplice questione del riflesso infranto, che è un’allegoria abbastanza semplice: da dove iniziano le fratture dello specchio? Da un foro. E dove si trova più di una volta quel foro, durante questa scena? Sull’occhio sinistro di Jinx. Quello malato di Silco.
La scena in questione
Quella scena è solo uno dei tanti gradini che porteranno alla situazione irrecuperabile del finale, e si ricollega direttamente ad esso con questo dettaglio che rimanda a Silco, un “indizio” che sarà proprio lui a segnare il punto di non ritorno per Powder, rendendo la sua follia “complementare” alla disturbante figura paterna (dopotutto, è proprio la sua morte che le fa decidere di abbracciare completamente Jinx, lasciandosi alle spalle sia Powder che Vi). E sempre a Silco rimanda anche l’ultimissima scena, in cui il razzo a forma di squalo con cui Jinx è pronta a rovinare ogni cosa che presenta un dettaglio: su quello che dovrebbe essere l’occhio sinistro, c’è una macchia, molto simile a quella che si è creata sul volto di Silco a furia di iniezioni di Shimmer. Non solo quindi Jinx ha realizzato quella letale arma per ordine di Silco: gliel’ha, in un certo senso, dedicata, nel suo grottesco modo di dimostrare affetto.
Ci sono solo due scene in cui è presente, in piccola parte, Powder: quella in cui Vi va a trovarla dopo aver visto il fumo del flare, e quella del combattimento con Ekko, sul ponte. La seconda -per quanto stilisticamente e musicalmente non rientri davvero nei miei gusti-, è una sequenza importantissima, e molto ben costruita a livello di storytelling. Forse per renderselo più facile, è proprio Ekko a “triggerare” un ricordo di quando giocavano da bambini, facendo oscillare quell’orologio da taschino che ha sempre appresso. E quella che segue è una lotta coloratissima in cui continuano ad alternarsi Ekko e Jinx adesso, ed Ekko e Powder da piccoli, con versioni rudimentali e giocose di armature e fucili che lanciano vernice al posto delle armi.
Lo stilizzato scontro tra Ekko e Jinx
Anche qui, come ho fatto con l’armatura di Mel, mi concedo una piccola riflessione: perché mostrarci il combattimento in quella quasi psichedelica sequenza se poi in realtà quello vero avviene dopo? Forse, perché sono avvenuti entrambi. La rottura dell’illusione infantile da parte di Ekko, con quel primo piano di lui che preme un pulsante sull’orologio, mi ha messo la pulce nell’orecchio: per qualche motivo, forse, verrà fuori che Ekko è in qualche modo in grado di manipolare il tempo? Nello scontro alternato infanzia/adolescenza vediamo infatti che Ekko perde, colpito all’addome da Jinx. Perché farci vedere un esito così diverso da quello che ci viene mostrato chiaramente dopo, con in mezzo quello stacco sull’orologio?
Inoltre, Ekko è sin dall’inizio collegato alla figura dell’orologio: lo vediamo introdotto così nell’officina di Benzo, proprio mentre cerca di riparare un orologio. E quello da taschino che si porta dietro anni dopo, viene mostrato diverse volte, facendomi credere che potrebbe essere molto più importante di quanto non sembri. Che sia un collegamento per la seconda stagione, in cui magari questa cosa verrà spiegata, o una semplice citazione a qualcosa relativo a LoL che non conosco? Possibile. O magari sono solo io che mi faccio i viaggioni mentali.
E con Ekko possiamo introdurre una rapida trattazione di un altro punto molto importante: i personaggi secondari. Per quanto ovviamente meno approfonditi di quelli principali, essi hanno comunque una grande importanza, e riescono ad avere un carattere ben preciso ed individuabile anche senza particolare focus su di loro.
Ekko in primis, chiaramente amareggiato ma disilluso riguardo la condizione di Jinx; Grayson, che con poche battute ci fa capire di essere un agente che ha capito perfettamente quanto la condizione di Zaun sia infima, e che cerca di mantenere uno status quo sottobanco solo perché sa che Zaun verrebbe annientata; e Marcus, agente corrotto e legato a Silco sin dall’inizio (a Vander dice nel bar “ho incontrato una tua vecchia conoscenza: mi ha detto che non sei sempre stato così”), che rappresenta uno dei tanti rapporti genitoriali -per quanto uno dei meno approfonditi- ed un uomo che agisce principalmente per paura, con una punta di senso di colpa dopo la morte della collega Grayson (ecco perché non uccide Vi ma la fa incarcerare “e basta”). Marcus, pur nel suo piccolo, mi è piaciuto molto. È un uomo a suo modo potente, con contatti profondi, ma guidato solo e unicamente da timore, e incapace di lasciarsi totalmente alle spalle una parvenza di morale. Incredibile a riguardo è la scena sul ponte in cui sta per sparare a Caitlyn per sottrarle la gemma: con Ekko non ha esitato un istante, con Caitlyn sì. E anzi, si vede chiaramente che è incredibilmente combattuto, quasi spaventato di uccidere una ragazza che, per quanto presenti un pericolo per lui, ha visto crescere e ha forse in passato addestrato.
Marcus, che non riuscirà mai a fare quella che lui stesso considera "la cosa giusta"
Ed infine, il piccolo Heimerdinger: come si fa a non affezionarcisi. Saggio, ma umile, incredibilmente longevo, ma rispettoso della mortalità degli altri, guidato da un incredibile desiderio di scoperta, ma con dei chiari limiti. Sarebbe stato forse la chiave di volta per risolvere molti problemi, se fosse stato ascoltato sin dall’inizio. Ma invece, alla fine della serie lo vediamo deposto dal suo ruolo, abbandonato da Piltover in un certo senso, ed è proprio questo che lo spinge -per la prima volta, sembra-, a scendere nei Vicoli e controllare quale sia davvero la situazione. E sono molto curiosa di vedere come si evolverà nella seconda stagione il suo rapporto con Ekko, adesso solo accennato e adorabile, ma nulla di più.
E le mie speranze per la seconda stagione sono proprio l’ultimo punto che toccherò in questo lunghissimo articolo.
Jinx, che nel finale abbandona qualsiasi traccia di Powder sia rimasta in lei
ASPETTANDO IL SEGUITO
 
Partiamo con una grandissima paura: l’hanno già annunciato. E non è forse una cosa positiva? Non proprio. È bello, perché almeno sappiamo che si farà, ma è stato annunciato subito dopo la fine della prima stagione. Ergo, c’è il forte rischio che non ci abbiano già iniziato a lavorare, e che avendo creato hype sin da subito siano sbrigativi e ci mettano meno cura di quanto non abbiamo fatto in modo da non creare frustrazione nella community. Ma fingiamo che si prendano tutto il tempo necessario per fare un lavorone, raggiungendo la stessa qualità. Cosa voglio e cosa non voglio vedere?
 
Non voglio vedere che si sono salvati tutti. Qualcuno di morto lo voglio. E lo so, mi sono auto data la possibilità che non sia così con la teoria riguardo gli strani “innesti” di Mel: ma al massimo, voglio che quello sia un modo per salvare i personaggi principali, non tutti gli altri membri della Consulta. In particolare, voglio vedere morta la mamma di Caitlyn. Non perché mi abbia fatto qualcosa di male (anche se simpatica non lo è), ma perché sarebbe un ottimo punto di contrasto con Vi: nel teaser ci viene fatto sentire un dialogo fra Vi e Caitlyn che riflettono su come trovare e fermare Jinx, e quindi sappiamo che il punto di partenza sarà quello. Ma la morte della mamma di Caitlyn in quell’incidente, porterebbe ad un distacco interessante: nonostante tutto, dubito che Vi sarebbe prontissima ad uccidere la sorella (dopotutto esita anche Ekko, molto più disilluso di lei), mentre Caitlyn potrebbe non esitare più. Non vuol dire che mi aspetto che Jinx muoia, anzi. L’unica cosa che sapevo di LoL è proprio che Jinx ne era un champion, quindi non potrà morire. Ma voglio vedere liti e contrasti fra Vi e Caitlyn.
E voglio che Jinx sia irrecuperabile, irrimediabilmente andata. Sarei delusa da anche una singola scena in cui fa capolino Powder: il suo arco è concluso. Powder è morta, completamente alla fine. Quindi spero che Jinx diventi un villain a tutti gli effetti, senza nemmeno il dubbio che possa redimersi in qualche modo. Mi aspetto e desidero che non si volti mai, smettendola di voltarsi e rimuginare su come sarebbero potute andare le cose.
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